"De sagittis Hungarorum libera nos, Domine"
Dopo aver analizzato i sei punti di forza dei Vichinghi (trovi l'articolo qui
oggi racconto dei Magiari o Ungari che dir si voglia: i terrificanti predoni che fecero tremare l'Europa per quasi un secolo!
1. Abilità nella guerra a cavallo
Gli Ungari erano insuperabili nel combattimento a cavallo. Utilizzavano cavalli veloci e agili che permettevano loro di colpire duramente e ritirarsi con rapidità. L'arco composito era la loro arma d'elezione, con cui potevano scoccare frecce in corsa, facendo piombare una pioggia di proiettili sui nemici prima che potessero reagire. Questo stile di guerra mobile rendeva estremamente difficile bloccarli o inseguirli.
2. Tattiche di inganno
Gli Ungari erano maestri nel confondere il nemico con finte ritirate. Questa tattica, nota come “finta fuga”, era progettata per attirare le forze nemiche in un inseguimento sfrenato, che portava direttamente in imboscate preparate con precisione. In un’epoca in cui la disciplina militare era spesso carente, le truppe avversarie cadevano facilmente in questa trappola, venendo poi sopraffatte da attacchi su più fronti.
3. Imprevedibilità strategica
A differenza degli eserciti feudali che seguivano stagioni di guerra ben precise, gli Ungari potevano attaccare in qualsiasi momento dell'anno. Ignoravano le convenzioni del tempo e approfittavano dell’effetto sorpresa, attaccando quando il nemico meno se lo aspettava, come durante le celebrazioni religiose o in pieno inverno. Questo li rendeva particolarmente temuti, poiché nessun luogo o stagione era immune dalle loro incursioni.
4. Reti di informatori
Prima di lanciarsi in un'incursione, gli Ungari raccoglievano informazioni dettagliate sui territori da attaccare, sfruttando reti di informatori locali. Spesso agivano dopo aver ottenuto notizie sulle debolezze dei regni europei, colpendo zone scarsamente difese o in pieno disordine politico. Questa capacità di usare qualcosa di paragonabile a una moderna intelligence, per pianificare le loro incursioni, era cruciale per il loro successo e consentiva loro di sfruttare le divisioni interne dei nemici. Non mancarono poi traditori cristiani, come il famigerato Bertoldo, che vendevano informazioni in cambio di ricompense.
5. Economia di saccheggio
Il modello economico degli Ungari era in gran parte basato sul saccheggio e la razzia. Quando arrivarono nella Pannonia trovarono infatti una terra perfetta per lo stile di vita semi nomadico da loro condotto. Per questo, per tutto il successivo secolo, non cercarono di conquistare territori, che avrebbero dovuto governare, controllare, presidiare e perfino abitare pur non adatti alla loro cultura, ma di ottenere bottino, schiavi e bestiame. Attaccavano città e villaggi con l'unico scopo di ottenere ricchezze velocemente e ritirarsi. I monasteri e i centri religiosi erano spesso i loro obiettivi principali, poiché offrivano oro e tesori con scarse difese. Questa spietatezza economica era vista come una minaccia esistenziale per le società cristiane europee. Se pure si fosse innescato un processo di sedentarietà che avrebbe potuto mirare all'espansione di conquista, la definitiva sconfitta a Lechfeld stabilì per loro quale sarebbe stata la terra degli Ungari, confinandoli di fatto nella Pannonia, ultimo stadio della loro vita migrante.
6. Minaccia politica e militare persistente
La pressione delle incursioni ungare aveva un effetto destabilizzante a lungo termine sui regni europei. Le continue razzie logoravano le risorse militari e finanziarie dei regni più deboli, costringendoli a stringere alleanze difensive e riorganizzare le loro strutture militari. Non era solo la violenza immediata a creare terrore, ma la costante minaccia di nuovi attacchi che indeboliva la stabilità dei regni e accelerava i cambiamenti nelle strutture difensive medievali, come la costruzione di castelli e l'istituzione di milizie locali.
Gli Ungari, grazie alla loro straordinaria abilità nel combattimento a cavallo, all’uso astuto delle tattiche ingannevoli e alla brutalità delle loro razzie, divennero una delle forze più temute in Europa durante il X secolo. Con incursioni veloci e devastanti, colpirono profondamente i regni europei, mettendo a dura prova le difese dell’epoca. Tuttavia, la loro marcia di terrore trovò una fine decisiva nella battaglia di Lechfeld nel 955, un evento che non solo fermò la loro avanzata, ma cambiò per sempre l’equilibrio geopolitico dell’Europa centrale.
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