Grazie alla conquista di Cipro da parte di Riccardo Cuor di leone dal 1191, e per i successivi quattrocento anni, l’isola entrò nella sfera d’influenza della cristianità divenendo un baluardo nel contenere l’espansione turca anche dopo la fine dei regni d’Outremer. Nonostante l’importanza strategica assunta da Cipro negli anni successivi alla sua conquista, pensiamo per esempio alla spedizione del re di Francia Luigi IX che la utilizzò come base per le sue operazioni, non vi fu da parte di re Riccardo un progetto finalizzato a prendere il controllo dell’isola all’inizio del suo viaggio verso la Terra Santa per quella che oggi chiamiamo Terza Crociata. Anzi, non sembra vi avesse nemmeno pensato. Tutto ebbe inizio quando un tale Isacco Comneno, governatore di Cipro e imperatore romano autoproclamato, si ritrovò tra le mani Giovanna, sorella di Riccardo e Berengaria di Navarra, sua futura sposa, sospinte verso l’isola da una tempesta. Decisamente le donne sbagliate da infastidire…
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Cipro all’inizio della Terza Crociata.
Le vicende dell’isola di Cipro all’alba della conquista di Riccardo Cuor di leone sono legate all’avventura un po’ picaresca di Isacco Comneno, conosciuto anche come Isacco di Cipro, nato intorno al 1155.
Questi era imparentato con la potente dinastia imperiale per tramite di madre ma condusse la sua esistenza lontano da Costantinopoli. Fu per un certo periodo governatore dell’Isauria, regione del sud dell’Anatolia, fino al 1180 circa quando venne catturato a seguito di una guerra da lui stesso iniziata contro gli Armeni. Rimase prigioniero per alcuni anni, l’unica data certa è quella del suo rilascio, nel 1184, durante i quali venne praticamente dimenticato dalla sede imperiale e se non fosse stato per una zia, il patrigno e un facoltoso amico personale, difficilmente avrebbe messo insieme i soldi del riscatto.
Una volta libero, sempre grazie ai donativi dei pochi amici, mise insieme una banda di mercenari e si imbarcò in direzione di Cipro. Presentando documenti fasulli convinse la nobiltà locale ad accettarlo come nuovo governatore, inviato dal Basileus in persona per prendere il controllo dell’isola. Forse furono più convincenti gli Armeni che aveva condotto con sé degli incartamenti, fatto sta che gli isolani non opposero resistenza e accettarono il golpe isolano senza opporre resistenza, stando alle cronache (la principale delle quali è di Niceta Coniate).
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Nel frattempo, a Costantinopoli, i già pochi sostenitori di Isacco tra i quali il patrigno, vengono arrestati. Oltre per l’impresa di Cipro, infatti, Isacco era divenuto un problema anche a causa di un oracolo che aveva predetto un nuovo imperatore il cui nome sarebbe iniziato con la I. L’imperatore in carica, Andronico I, onde evitare che il vaticino si avverasse preferì eliminare ogni appoggio in città in favore di Isacco. Tutti i prigionieri vennero uccisi. Isacco, con la pulce nell’orecchio riguardo la nomina a Basileus, decise di rendere vero l’oracolo. Nominò un patriarca forzando la mano ai vescovi dell’isola e poi si fece incoronare imperatore dei romei. Non pago, si alleò anche con i Normanni di Guglielmo II che lo salvarono in due occasioni distruggendo in entrambi i casi le flotte inviate dal legittimo imperatore di Costantinopoli. La protezione dei Normanni venne meno nel 1189, quando Guglielmo II morì e la flotta comandata dal valente Margarito da Brindisi. Da quel momento Isacco rimase solo, senza appoggi, in una sorta di quiete prima della tempesta che stava per coglierlo.
In effetti, tutti gli avvenimenti che sto per raccontarvi sono stati innescati, sostanzialmente, da un imprevedibile fenomeno atmosferico. Riccardo Cuor di leone, il 10 aprile del 1191, precisamente la Domenica delle Palme, salpò da Messina per raggiungere la Terra Santa. Un primo fortunale scompaginò la flotta, separandola in due parti. La più consistente, guidata dall’ammiraglia di Riccardo, la Trenchemer, trovò scampo a Creta e poi, nuovamente colpita dalla tempesta, a Rodi. Una parte più piccola venne sospinta verso Cipro, lungo le cui coste tre grosse imbarcazioni da trasporto fecero naufragio. Gli isolani si gettarono lungo le spiagge catturando i naufraghi e facendo man bassa dei beni portati dalle onde. Nel disastro morì Roger Malchier, vicecancelliere e custode del sigillo reale. A bordo, con lui, c’era anche il tesoro da utilizzare per finanziare la spedizione in Terra Santa. A largo dell’area del disastro, il resto della porzione di flotta separata dai conterranei si mise alla fonda, non potendo abbandonare i sopravvissuti e i preziosi beni della corona finiti sulla spiaggia. A bordo di una di quelle navi, un dromone secondo il cronista Ambrogio il Normanno, si trovavano la sorella di Riccardo, Giovanna e Berengaria di Navarra, sua futura sposa. La situazione precipitò nel giro di pochi giorni e il 2 maggio vengono registrati i primi scontri a terra tra le forze ancora imbarcate e le milizie locali. Gli Inglesi (usiamo il termine per convenzione e facilità, c’erano armati di diversa provenienza nel gruppo) sbarcarono riuscendo anche a liberare la maggior parte dei naufraghi presi prigionieri nei giorni precedenti. Poco dopo questo evento si colloca l’arrivo di Isacco. Lo pseudo imperatore finse di voler restituire ogni bene rubato, lusingò le donne e propose di lasciare agli Inglesi degli ostaggi che, in realtà, non vennero mai nemmeno scomodati. Isacco invitò le donne a sbarcare a terra ma quando le due, preoccupate, si negarono il governatore di Cipro cambiò atteggiamento negando perfino la possibilità di attingere acqua fresca da portare a bordo. Nell’entroterra, tra l’altro, si stavano radunando le forze cipriote, in particolare i mercenari armeni fulcro del suo esercito. Qualcuno riuscì a informare il presidio inglese e riporta l’ItinerariumPeregrinorum et Gesta Regis Ricardi che le giovani donne temettero il peggio. La cavalleria, nel vero senso della parola, stava però arrivando…
Riccardo non era un uomo dal temperamento mite. Possiamo anche definirlo un pessimo re, da un punto di vista amministrativo, ma come condottiero era davvero un Cuore di Leone. Non impiegò molto, dopo il suo arrivo, per comprendere la situazione. Parte del suo tesoro era a terra, nelle mani di Isacco. La minaccia alle donne della sua famiglia, poi, era una questione d’onore che in quel frangente non aveva nessuna necessità politica a mitigarla. Aggiungiamo la cattura di parte della corte regia, il furto del materiale e l’esercito cipriota che si stava radunando nell’entroterra nonostante i toni conciliatori degli inviati di Isacco e appare evidente come la guerra fosse inevitabile. Da ultimo, non certo per importanza, l’isola di Cipro era dotata di due abbondanti risorse che la rendevano appetibile: il cibo prodotto e il legname, abbondante; beni che potevano fare la differenza, per la riuscita dell’impresa.
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L’assalto della spiaggia nei pressi di Limassol viene raccontato in due maniere completamente opposte. Il cronista greco Neòfito il Recluso racconta che dei mercanti occidentali avvisarono Riccardo che Isacco e le sue forze si erano ritirate, e pertanto i crociati sbarcarono senza colpo ferire. Ambrogio il Normanno, invece, ci ha lasciato una narrazione degna del film “Salvate il soldato Ryan”, uno sbarco contro le forze nemiche schierate lungo la spiaggia. Secondo il cronista latino Riccardo organizzò l’attacco facendo salire le forze da combattimento corpo a corpo in piccole imbarcazioni trainate e infine sospinte verso la riva dalle triremi e dai dromoni sui cui punti arcieri e balestrieri fornivano un intenso fuoco di copertura. Dal momento che, successivamente, Riccardo mostrerà grande acume tattico e capacità di utilizzare in sinergia i vari elementi del suo esercito (es. la battaglia di Arsuf nel settembre del 1191) non sembra del tutto inverosimile una tale tempesta di acciaio e ferocia. Qualunque sia la verità, lo sbarco ebbe successo e Isacco con il resto delle sue forze presero la via dei monti Troodos, a settentrione di Limassol. Riccardo invitò Isacco a un tavolo di trattative, garantendogli l’incolumità. Lo pseudo Basileus non poté che accettare, soprattutto perché parte della nobiltà cipriota non aveva disdegnato l’arrivo di Riccardo. Alcuni tra i nobili locali più vicini a Limassol si erano affrettati ad andare a porgere omaggio al re cristiano. L’accordo raggiunto tra i due contendenti prevedeva il pagamento di un indennizzo in favore dei crociati e la cessione di un contingente di uomini equipaggiati e pagati da Isacco per la campagna di Riccardo in Terra Santa. I numeri di questo trattato di pace variano seconda le fonti, mentre sono tutte concordi nel sottolineare come a dare una nuova turbolenta svolta agli eventi alcune galee entrarono nel porto di Limassol, salpate dalle coste del Medio Oriente. A bordo, Guido di Lusignano, suo fratello Goffredo, Boemondo III di Antiochia con il figlio Raimondo di Tripoli e Honfroi di Torn. Tutti membri della fazione contraria alla pretesa di Corrado del Monferrato alla corona di Gerusalemme.
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Tutti decisi ad avere Riccardo dalla loro parte…
Ricevuti gli ospiti giunti per la cordiale visita (dietro la quale si nasconde una sorta di sostanziale sottomissione alla sua autorità) Riccardo decise di convolare a nozze con Berengaria. Quale occasione migliore, d’altra parte, per celebrare la vittoria, l’unione con la Navarra e l’omaggio dei signori di Outremer con una sfarzosa cerimonia unica? Nel corso dei festeggiamenti, ai quali era stato invitato anche Isacco, Pagano di Haifa, seguace di Corrado del Monferrato (e dunque ostile alla maggior parte dei convitati) avvicinò l’ancora formalmente governatore di Cipro per confidargli che Riccardo aveva intenzione di prenderlo prigioniero. Potrebbe non essere stata una mera scusa per seminare zizzania, perché Isacco non poteva aver onorato i patti in così poco tempo e trattenerlo in custodia sarebbe stata un’ottima garanzia per il Cuor di leone. Isacco fuggì a metà del banchetto verso la parte orientale dell’isola. Riccardo diede subito piglio all’azione: inviò la sua flotta verso settentrione, a prendere le fortezze costiere di Kyrenia e Buffavento, per tagliare qualsiasi arrivo di ulteriori mercenari armeni dall’Anatolia, pose Guido alla testa del grosso delle sue forze, inviandoli lungo la strada costiera sulla scia di Isacco mentre lui, con una flotta più piccola, veleggiò verso Famagosta per isolare del tutto Isacco. Trovò la città sguarnita e la prese senza colpo ferire. Tre giorni dopo l’esercito di terra lo raggiunse. Isacco manteneva il controllo dell’area centro settentrionale dell’isola ma la campagna di Riccardo verso l’entroterra divenne inarrestabile quando l’unico tentativo serio di combattere contro i crociati si infranse nella disfatta di Isacco a Tremetousia. Da quel momento ogni piazzaforte non vide l’ora di arrendersi a Riccardo, mentre Isacco dava ordini controproducenti come quello di tagliare mani e piedi di chi avesse collaborato con il nemico. Isacco si chiuse nella fortezza di Didymus dalla quale mantenne il controllo del porto fortificato di Kyrenia (ma non del mare, perché la flotta inviata da Riccardo stazionava proprio a largo di quel porto), sua unica speranza di ricevere rinforzi o per tentare una disperata fuga in Armenia. Riccardo, che nel frattempo era caduto ammalato, aveva lasciato le azioni finali nelle mani di Guido di Lusignano, il quale ignorò le piazzeforti di Isacco sui monti e si diresse verso Kyrenia. Presa la città, sembra grazie al tradimento dei suoi difensori, caddero nelle mani dei crociati sia il tesoro di Isacco che la sua famiglia. Era la fine: Isacco, circondato e ormai solo, accettò di arrendersi a patto che non venisse messo ai ferri. Riccardo, con il suo tipico humor, fece forgiare delle catene d’argento con le quali lo consegnò al suo custode, tale Ralfo figlio di Goffredo.
L’isola di Cipro rimase in mano inglese molto poco, perché una volta partito Riccardo i locali si ribellarono ai governatori lasciati dal re, Roberto di Thornam e Riccardo di Camville. La sollevazione venne sedata ma Riccardo decise di sbarazzarsi della gestione di un'isola che non aveva mai avuto intenzione di dover gestire (e che aveva comunque spogliato di una quantità di bottino enorme) vendendola ai Cavalieri Templari per centomila bisanti. A loro volta, un anno dopo, i Templari la cedettero a Guido di Lusignano un anno dopo, sempre a causa di una sanguinosa rivolta. Guido, avendo perduto la reggenza del Regno di Gerusalemme, fondò una signoria a Cipro. Il suo successore, il fratello Amalrico, ricevette la dignità regale dall'imperatore Enrico VI e fu incoronato con cerimonia solenne dal cancelliere imperiale Corrado di Querfurt, vescovo di Hildesheim. Nacque così il Regno di Cipro sul quale i Lusignano continuarono a governare fino al 1474. Isacco rimase prigioniero per alcuni anni ma venne poi liberato come clausola del riscatto di Riccardo Cuor di leone, ostaggio del duca Leopoldo d’Austria (la famosa prigionia che aleggia, molto romanzata, in ogni trasposizione della leggenda di Robin Hood).
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